I primi insediamenti

La baracca
Al momento della istituzione della Parrocchia la zona aveva solo un parroco part-time: era Don Franco Amatori, parroco di Rebibbia (coadiuvato dai viceparroci Don Augusto e Don Osvaldo, cui il Cardinale Vicario Poletti aveva affidato il compito di creare una comunità di fedeli.
Don Franco, a partire da pasqua 1975, organizzò i primi incontri nelle famiglie, poi, da Settembre, in un piccolo spazio scoperto posto tra la scuola elementare e la sede della cooperativa di consumo: nei primi tempi gli incontri domenicali erano dedicato solo ad alcune letture ed al loro commento: Don Franco chiarì infatti che, per celebrare l’Eucaristia bisognava prima diventare una Comunità. E si andò avanti così per alcuni mesi. Le panche, imprestate inizialmente dalla Parrocchia di Rebibbia, venivano conservate, durante la settimana, in uno dei garage condominiali. Poi si cominciò a celebrare la S. Messa; una volta venne anche a celebrare il Vescovo di zona, Mons. Canestri.

Si andò avanti così fino all’estate del 1976; poi Don Franco ebbe un’idea: poiché l’impresa che aveva costruito parte degli edifici della Cooperativa ACLI stava per demolire una baracca che era servita come mensa degli operai, convinse la ditta stessa a lasciarla in piedi: nel giro di qualche settimana la baracca era stata ripulita, restaurata, munita di porte e finestre rimediate, di luce, un bagno ed un piccolo vano che fungeva da sagrestia; l’altare era ricavato da un residuo edilizio in travertino (si trova ancora a fare da altare nella cappella/salone sotterraneo della nuova chiesa); lo scultore Giovanni Dragoni, che abitava nel quartiere, realizzò l’acquasantiera in terracotta che serviva anche da Fonte Battesimale (anche questa ha fatto da acquasantiera per molto tempo nella nuova Chiesa).
Il Cardinale Vicario Poletti, che era uso muoversi in semplice tonaca nera, guidando personalmente una vecchia FIAT 850, venne anche ad ispezionare i lavori: erano altri tempi.
La Chiesa, la Baracca, prima di Natale 1976 era pronta e con essa il primo Presepe, un povero Presepe di stracci… L’ultimo Natale nella Baracca, quello del 1978, vide un Presepe preparato dalla scultore Givanno Dragoni (che abitava nell’edifico D delle ACLI).
Essa adempì perfettamente per qualche anno allo scopo: sotto la guida vivace e convincente di Don Franco crebbe una comunità viva e numerosa, in essa si celebrarono Battesimi e Prime Comunioni.
Ma si svolsero anche veglioni di fine Anno e di Carnevale (sic!), i primi spettacoli teatrali sotto la regia di Grazia Cignitti; fu testimone di tanti incontri e tante riunioni, innanzitutto del Comitato di Quartiere, poi della presentazione e discussione del progetto della nuova Chiesa da parte degli Architetti Carlo ed A. Maria Bevilacqua.
Risale al periodo della Baracca l’abitudine di svolgere attività in comune con la Parrocchia ed il quartiere di Rebibbia (avevamo un Parroco solo: non poteva mica celebrare due Pasque!), usanza che si concluse con la fine dell’opera di Don Franco nel nostro quartiere.
Nel 1977 scrivemmo al Cardinale Poletti, invitandolo a venirci a trovare per verificare la possibilità di una sede meno angusta e precaria, in attesa della costruzione della nuova Chiesa (nel frattempo già decisa). Il Cardinale venne un paio di volte, si fermò a cena presso una famiglia ed alla fine, constatato che ormai c’era una comunità di una certa consistenza, decise di acquistare un paio di locali sotto l’edifico D per farne una Chiesa provvisoria.

Il negozio
Don Franco restò con noi fino all’estate del 1979: lasciò in molti un ricordo indimenticabile e, in tanti, un nuovo modo di credere e di interpretare il Vangelo: secondo alcuni la Comunità ha vissuto per anni di questa eredità, dell’impronta dataci da lui e molti ancora lo incontrano con una certa frequenza.
Quell’estate ci venne assegnato un Parroco a tempo pieno Don Saverio e con lui ci venne la prima Chiesa ufficiale, consacrata il 21 Ottobre del 1979: uno dei tanti nuovi negozi che stavano sotto i portici dell’edificio D del Consorzio ACLI.
Sotto la guida di Don Saverio la Parrocchia a poco a poco si organizzò, il locale si munì di panche, c’era una vera sacrestia, un ORGANO!! E con l’organo era fatale che nascesse anche un coro: il Coro Casal de’ Pazzi, in verità, era nato per iniziativa del comitato di Quartiere, ma a quei tempi c’era molta collaborazione tra le persone e le istituzioni, a prescindere dal credo e dal colore politico (alle Feste dell’Unità si andava tutti, Parroco in testa!): ed il Coro faceva le prove in Chiesa; ha continuato anche nella nuova Chiesa ed ha preso parte alle maggiori manifestazioni religiose della Parrocchia, compresa la visita di Giovanni Paolo II, il 15 Marzo del 1987. (Nei suoi circa trent’anni di attività il Coro si è esibito in innumerevoli manifestazioni in Italia ed all’estero).
Si strutturarono i corsi di Catechismo. Ed ancora Matrimoni, Battesimi e Cresime… Ormai era una Parrocchia viva e numerosa, anche se qualcuno rimpiangeva il clima eroico della Baracca….

La chiesa
Per il progetto delle Chiesa gli Architetti avevano effettuato lunghe visite in quartiere, intervistato abitanti, identificato lo stile di vita di Parrocchiani e non: si erano, insomma, ben documentati.
Si erano messi in contatto, nel ’77, con Don Franco, esprimendo il desiderio di presentare il progetto preliminare agli abitanti, sia per illustrarlo che per riceverne commenti e suggerimenti, cosa che avvenne: il progetto fu presentato a più riprese, nella Baracca ed a casa di uno dei parrocchiani, piacque molto e dai commenti nacquero piccole modifiche; l’unica modifica importante richiesta fu di rendere la terrazza praticabile poiché la sua forma ricalcava la cavea quadrangolare dell’aula sottostante e si prestava a riunioni estive, messe notturne estive, spettacoli etc. (cosa che avvenne saltuariamente).

Il tema architettonico ricorrente è costituito da quadrilateri: una serie di quadrilateri di varie dimensioni che si intersecano, posti lungo i bracci di una croce che ha il suo punto focale nel posto in cui era posizionato il vecchio Tabernacolo (adesso è stato spostato nella cappellina adiacente), bracci che costituiscono gli assi dei quattro accessi principali all’aula (uno è stato poi chiuso). Sopra il centro del Presbiterio un lucernario con cupola in plexiglas illumina l’altare.
Nella Chiesa sono presenti varie opere artistiche di un certo pregio: il trittico alle spalle dell’altare (titolo? Opera di?9, il Crocefisso sopra l’altare e l’icona del Redentore a destra (opere della parrocchiana Roberta Boesso), la via Crucis…..(opera di?).
Era prevista un statua in bronzo di santa Maria Maddalena de’ Pazzi, cui la Chiesa è dedicata, opera dello scultore Dragoni, deceduto qualche anno fa) ma non si è potuto procedere ala fusione per scarsità di fondi: rimane il modello in legno posto presso l’entrata sud.

La pianta della nuova chiesa